Home » Patologie del segmento anteriore » Cheratite da acanthamoeba

La cheratite da acantoameba è sempre più frequente, anche a causa dell’ aumento del numero di portatori di lenti a contatto. In realtà si verifica anche in soggetti che non usano LAC, ma più raramente.
Ha una prevalenza complessiva che va da 1 a 9 casi su 100.000, a seconda dell’area geografica.
Fattori di rischio sono il contatto con acqua o terreno contaminati,traumi oculari, ortocheratologia.
I sintomi della cheratite (compromissione corneale) da acantoameba sono dolore oculare intenso, lacrimazione, e fastidio alla luce.
E’ unilaterale.
I segni visibili per l’ oculista sono una serie di infiltrati stromali a forma di anello, difetti dell’ epitelio, lo strato più superficiale della cornea, ed edema delle palpebre.
Progredisce lentamente.
Dall’ infiltrato stromale anulare può derivare un melting corneale (disfacimento degli strati più superficiali della cornea)con neovascolarizzazione (sviluppo di nuovi vasi tutto intorno che determina opacizzazione della cornea stessa).
I cinque stadi di evoluzione della malattia sono:
1.epiteliopatia
2.epiteliopatia con neurite radiale
3.infiltrati stromali anteriori
4.infiltrati stromali profondi
5.anello di infiltrati
Se la cheratite non è trattata adeguatamente e tempestivamente, può portare alla perdita della vista.
Infatti se la diagnosi viene fatta solo quando la malattia è ormai in stato avanzato, l’ameba è penetrata già in profondità nello stroma ed è difficile eradicarla con la terapia farmacologica.
Entra in diagnosi differenziale con cheratite da herpes,infezioni fungine e ulcere corneali.
La biomicroscopia confocale in vivo può essere un esame molto utile
Le cisti sono strutture sferiche a margini ben definiti iperreflettenti, con doppia parete.
I trofozoiti sono difficili da distinguere tra i leucociti e i nuclei dei cheratociti.
Se le amebe sono numerose,si possono vedere anche con microscopia diretta.
La terapia si basa sull’ utilizzo di poliesametilbiguanide (PHMB), che però è tossico per le cellule della cornea umana, di clorexidina, che è efficace già a basse concentrazioni e non è tossica.
La clorexidina spesso si usa in associazione con propamidina (brolene), esamidina e neomicina.
Sfortunatamente non in tutte le nazioni europee sono in commercio la propamidina e l’esamidina.
l’ uso dei corticosteroidi è controverso.
Le alchilfosfocoline o coline esterificate potrebbero rappresentare una nuova alternativa di trattamento, ancora in fase di sperimentazione.
Se è stata già avviata la terapia antibiotica meglio procedere alla coltura del materiale prelevato in terreni agar arricchiti con batteri.
Se sopravvive alla terapia anche una sola ameba, può dar luogo ad una nuova infezione.
Vanno eseguiti dei controlli fino a sei mesi dopo la scomparsa dei sintomi.
La terapia chirurgica si basa sulla cheratoplastica perforante.
Le lenti a contatto morbide e con superficie idrofilica sono un possibile e pericoloso veicolo.
Le amebe possono trovarsi nei loro liquidi di conservazione, se non si fa un’ adeguata manutenzione.